Whistleblowing, ossia le segnalazioni di presunti illeciti e fenomeni di corruzione avvenuti all’interno di Pubbliche Amministrazioni o aziende del settore privato, sono cresciute esponenzialmente negli ultimi due anni: la Legge n. 179 del 30 novembre 2017, che regola la materia, ha introdotto degli strumenti utili a garantire l’integrità delle policy aziendali e la difesa dei segnalatori.
La tutela del whistleblower – colui che segnala condotte illecite o violazioni di cui è venuto a conoscenza per ragioni del suo ufficio – rimane molto complessa: in riferimento alla succitata Legge, le disposizioni in merito alla tutela della sua identità si fanno via via più specifiche, in particolar modo per quanto riguarda le sanzioni sui possibili effetti ritorsivi a fronte della segnalazione.
Ma il whistleblower può essere tutelato in ogni circostanza?
Apparentemente chi “soffia il fischietto”, che sia in forma anonima o meno, non può essere sottoposto a misure aventi effetti negativi, diretti o indiretti. La questione, però, non è così semplice: è necessario che le segnalazioni avvengano in piena conformità alle disposizioni vigenti.
Innanzitutto, la segnalazione deve essere inoltrata all’organismo di competenza. Per il settore pubblico, la segnalazione deve essere indirizzata al Responsabile della prevenzione della corruzione o all’ ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) e non ad un “superiore gerarchico” interno: se la segnalazione arriva ad un funzionario o dirigente, dev’essere tempestivamente inoltrata all’autorità competente. Per le aziende private, invece, la Legge non dà precise disposizioni, anche se la ratio prevede l’istituzione di un organo interno dedicato come destinatario delle segnalazioni.
In secondo luogo, la segnalazione deve essere attendibile e pertinente: il whistleblowing è un procedimento che ha l’obbiettivo di tutelare l’integrità dell’organizzazione, per cui il segnalatore non può perseguire scopi di natura personale attraverso la propria azione. Infine, per ricevere l’effettiva tutela in materia di whistleblowing, il segnalatore deve mantenere un comportamento consono alle disposizioni di Legge e non cercare di farsi giustizia da sé.
In merito, la Corte di Cassazione, attraverso la sentenza 35792/2018, ha esaminato la normativa sulle segnalazioni di illeciti da parte del dipendente pubblico e sulle azioni antigiuridiche messe in atto svolgendo il servizio: nella fattispecie, un dipendente, con il fine di testimoniare un illecito, si è appropriato di nome utente e password di un collega per creare un documento falso. Nel processo del whistleblowing, dunque, risulta fondamentale esaminare le segnalazioni percepite: l’Anac può adottare delle sanzioni da 10 mila fino a 50 mila euro in caso di mancata analisi delle segnalazioni ricevute.
Di fronte al fenomeno whistleblowing è necessario, quindi, adottare corrette misure: ricorrere ad un’agenzia investigativa rappresenta una soluzione efficiente ed efficace per la corretta risoluzione dei presunti illeciti.
I professionisti dell’investigazione privata possono accertare gli episodi di illecito senza violare i diritti dei lavoratori e fornire la necessaria documentazione producibile in giudizio.
Il team Kriteria, formato da investigatori professionisti ed esperti di Intelligence, opera per garantire la corretta verifica delle segnalazioni: questo rappresenta il primo step per identificare le possibili minacce alle risorse aziendali e trasformare il whistleblowing in un comportamento da stimolare per tutelare l’integrità aziendale.
Prima di agire, conosci.