Quando le aziende possono rivolgersi a un investigatore privato per controllare l’operato o il comportamento dei propri dipendenti? E quali limiti le stesse devono rispettare per non infrangere le regole previste dallo Statuto dei Lavoratori?
In un periodo nel quale sempre più titolari d’impresa sguinzagliano detective professionisti per verificare che il personale non violi l’obbligo di fedeltà nei confronti della realtà per cui lavora, la giurisprudenza stabilisce che i controlli possono essere eseguiti anche fuori dal contesto professionale, a patto che non venga inclusa l’abitazione dei soggetti interessati: di fatto, l’unica figura che può entrare in tali ambienti è il medico fiscale durante una regolare visita di controllo.
Anche se, in linea di massima, l’azienda ingaggia un investigatore per controllare che un dipendente non compia azioni dannose tipo abusare dei permessi della Legge 104, pregiudicare la guarigione da una malattia per ritardare il rientro in ufficio, eccedere nelle pause, ecc. In una sentenza la Corte di Cassazione ha stabilito come e quando l’impresa può effettivamente affidarsi a un detective per accertare la condotta dei lavoratori.
Stando al verdetto in questione, l’investigatore privato non può indagare su fattori quali ad esempio la durata o la qualità delle attività professionali svolte dal personale, in quanto tale compito spetta unicamente al titolare e a risorse dell’azienda da lui incaricate. In buona sostanza, il detective deve essere ingaggiato per documentare eventuali abusi, infrazioni o violazioni commesse da dipendenti.
In una recente sentenza, la Corte d’appello ha respinto il ricorso di un ex dipendente licenziato dopo aver utilizzato i permessi ex. Legge 104, invece che per assistere un parente disabile, per lavorare su degli appezzamenti di proprietà. In questo caso il giudice ha stabilito che il detective non aveva trasgredito le norme dello Statuto dei Lavoratori, perché le indagini non riguardavano la qualità dell’attività lavorativa vera e propria.
Il licenziamento è stato confermato per il fatto che l’ex dipendente ha beneficiato di almeno tre permessi in un solo mese per scopi prettamente personali. Atteggiamento ritenuto dalla Corte d’appello come particolarmente grave, in quanto tali permessi avrebbero dovuto servire soltanto per fornire assistenza e supporto a persone della famiglia afflitte da disabilità (e non certo per gestire terreni di proprietà).
Come ricordato nello stesso tribunale, lo Statuto dei Lavoratori non vieta al titolare di indagare sui lavoratori per difendere il buon andamento aziendale. Inoltre lo stesso titolare ha facoltà di farsi supportare nei controlli da degli investigatori privati, a patto che tali figure si limitino a verificare che i dipendenti non commettano atti illeciti. In pratica i detective sono liberi di eseguire le loro ricerche su tutto ciò che riguarda comportamenti:
- irrispettosi del “minimo etico”;
- compromettenti a livello penale;
- noncuranti degli obblighi basici annessi ad ogni rapporto professionale.
Questi i principali casi in cui le aziende possono rivolgersi a un detective privato per documentare un illecito commesso da un dipendente o collaboratore. Se il datore di lavoro intendere difendere la propria azienda da un dipendente fannullone o infedele, ma non è sicuro di poter utilizzare gli strumenti investigativi per l’eventuale licenziamento per giusta causa, può chiedere una consulenza preventiva agli esperti di settore.
Prima di agire, conosci.