Un lavoratore poco produttivo, un “furbetto del cartellino” o un finto malato che prolunga il periodo di assenza dal lavoro quando in realtà gode di ottima salute. Sono sempre più numerosi gli illeciti professionali da parte di alcuni dipendenti o collaboratori e non riguardano solo il Pubblico, ma anche le aziende private. Tali comportamenti sono molto gravi e in alcuni casi può scattare il licenziamento per giusta causa .

Negli ultimi anni, ad esempio, il tasso di assenteismo professionale è aumentato vertiginosamente, raggiungendo il 12% nel settore pubblico e ben il 7% in quello privato. Le aziende private, inoltre, sono da considerarsi ancor più esposte rispetto al Pubblico a danni potenziali causati da comportamenti illeciti da parte di dipendenti o collaboratori.

Nel settore privato, infatti, si verificano sempre più spesso illeciti o reati che  compromettono la produttività aziendale e mettono a rischio le risorse materiali e immateriali di un’azienda. Non solo assenteismo o abuso dei permessi retribuiti, ma anche appropriazione indebita di beni appartenenti all’azienda, uso improprio degli strumenti aziendali (autovettura, pc, cellulari), diffamazione dell’azienda o dei superiori attraverso i social network, fino alla concorrenza sleale, distrazione di clientela o reati societari in genere.

Le fattispecie summenzionate possono rappresentare un vero pericolo per le aziende private e per le loro risorse  e possono portare al licenziamento per giusta causa. Quando sussiste il sospetto che un dipendente metta in atto comportamenti illeciti, scorretti o potenzialmente lesivi per l’azienda, il datore di lavoro può affidarsi ad un’agenzia investigativa che, opportunamente incaricata, svolge indagini finalizzate al recupero di notizie e prove utilizzabili in sede di Giudizio.

Il dipendente di un’azienda è tenuto all’obbligo di fedeltà nei confronti della stessa (sancito dall’Art. 2105 del Codice Civile). I comportamenti scorretti da parte di un lavoratore possono compromettere il rapporto di fiducia datore-lavoratore, facendo così scattare, come extrema ratio,  il licenziamento per giusta causa .