Nel settore privato, si stima che l’assenteismo interessi circa il 12% dei dipendenti di un’azienda: un lavoratore che si assenta troppo e in modo ingiustificato, oltre a dimostrare scarso senso del dovere, rappresenta un ostacolo alla produttività e compromette il clima nel luogo di lavoro.
Vi sono circostanze in cui è doveroso attendere il ritorno a pieno regime del dipendente o si cerca una soluzione alternativa.
Questi casi, però, sono ben diversi dal fenomeno dell’assenteismo doloso, che viene perseguito da chi illecitamente non si presenta a lavoro.
L’assenteismo doloso è spesso anche strategico: significa che il “furbetto” prolunga un periodo di riposo, astenendosi dall’attività lavorativa in giornate ad hoc, ad esempio nel periodo subito precedente o successivo a dei giorni festivi.
Per poter fare questo, il lavoratore disonesto utilizza degli stratagemmi per cui il datore di lavoro non può non accettare l’assenza: solitamente il dipendente presenta una richiesta di permesso ex Legge 104 o un certificato di malattia.
Abuso dei permessi Ex Legge 104
I familiari di persone con handicap (Legge 104) hanno diritto a tre giornate al mese di permesso per assistere i propri cari; le giornate possono essere utilizzate in toto o frazionate ad ore; in questo frangente temporale, il dipendente deve dedicarsi totalmente all’assistenza del familiare.
I permessi vengono retribuiti dall’INPS, ma anticipati dall’azienda. Il datore di lavoro non può rifiutare la richiesta, al massimo può chiedere un congruo preavviso per la domanda del permesso.
Finta malattia
Quando un dipendente si trova in uno stato di salute fisico o psicologico non idoneo per condurre l’attività lavorativa, può assentarsi dal posto di lavoro e chiedere un certificato di malattia. Il medico di base presenta il documento telematico all’INPS, dopo i dovuti accertamenti sullo stato di salute.
Per ragioni di privacy, il lavoratore non deve specificare la diagnosi al datore di lavoro, ma solo il numero di protocollo del certificato e le giornate di assenza.
In costanza di malattia, il dipendente deve perseguire una condotta in linea con il suo stato di salute e con l’iter di guarigione.
Investigazioni private per assenteismo strategico
Nei casi in cui il datore di lavoro sospetti un episodio di assenteismo strategico da parte di un dipendente, egli può rivolgersi ad un’agenzia di investigazioni private affinché l’eventuale condotta illecita del lavoratore si documentata ai fini di una contestazione disciplinare o un licenziamento per giusta causa.
Lo strumento delle investigazioni private, infatti, è da considerarsi un ausilio pienamente lecito se utilizzato per documentare una condotta scorretta da parte del lavoratore. Esiste una consolidata giurisprudenza che ammette a pieno titolo la liceità delle attività investigative nei casi di assenteismo strategico.
L’obiettivo dell’investigatore privato è quello di documentare il comportamento e le azioni del soggetto investigato nei giorni di assenza dal luogo di lavoro, attraverso attività di appostamento e pedinamento.
Nei casi di abuso dei permessi Ex Legge 104, le unità investigative dovranno verificare che il dipendente dia effettivamente assistenza al familiare; mentre, nei casi di finta malattia, dovranno documentare la condotta del presunto malato.
In questi casi, è importante affidarsi a professionisti esperti, che sapientemente documenteranno i fatti secondo i principi di pertinenza e non eccedenza.
Attraverso le prove raccolte da un istituto investigativo e avvalendosi del parere di un legale, il datore di lavoro può procedere con un provvedimento disciplinare o, nei casi più gravi, con il licenziamento per giusta causa.
Prima di agire, conosci.