L’assenteismo verificato e confermato da un investigatore privato può portare al licenziamento per giusta causa. Poco conta che si tratti di scarso senso del dovere o finta malattia: se un dipendente viene scoperto da un detective a marinare il lavoro, rischia certamente l’esonero dall’incarico.

Proprio questo ha di recente sostenuto la Cassazione che con una sentenza ha confermato il licenziamento di un lavoratore assenteista, colto con le mani nel sacco da un’agenzia investigativa.

Nel caso specifico, il dipendente (un addetto ai controlli sanitari del reparto ristorativo presente su treni e stazioni), aveva impugnato il licenziamento: le argomentazioni sostenute nell’impugnazione non riguardavano per il fatto contestato, quanto piuttosto l’essere stato smascherato da una figura esterna all’azienda, ovvero un detective privato.

Ma la Cassazione in merito a ciò si è espressa con grande chiarezza, sostenendo che in una circostanza del genere il licenziamento per giusta causa può essere confermato a prescindere da chi materialmente porta le prove dell’assenteismo.

Come anticipato in precedenza, l’esonero dall’incarico a seguito delle prove reperite da un investigatore, è decretabile anche nei casi di finta malattia. Se il titolare sospetta la malafede di un dipendente, ha infatti la facoltà di farlo pedinare.

In poche parole, quando si hanno dei dubbi sulla condotta di un certo lavoratore, i controlli possono essere condotti di nascosto da una figura specializzata e senza necessariamente ricorrere alle visite fiscali dell’Inps o ad altri strumenti interni aziendali.

Proprio grazie al discreto lavoro dei detective, un magazziniere messosi in malattia con la scusa di una finta lombosciatalgia, è stato allontanato dall’azienda dopo essere stato sorpreso mentre caricava e scaricava bombole di gas e sostituiva le ruote di un’automobile.

Anche in tale circostanza, l’ex dipendente ha contestato le modalità di indagine adottate dal titolare, ma la Cassazione ha risposto che quest’ultimo è libero di effettuare tutti gli accertamenti del caso per controllare il reale stato di salute di qualsiasi lavoratore alle proprie dipendenze.

In situazioni del genere non conta tanto chi sorprende la persona che commette l’illecito, quanto piuttosto la bugia raccontata al superiore. Una bugia che, oltre a rovinare il rapporto tra le due parti, ha anche facoltà di arrecare danno all’azienda.

Poi naturalmente, prima di procedere con un’azione di licenziamento per giusta causa, è necessario considerare tutti gli elementi in essere. Tra questi rientrano fattori quali la gravità delle azioni compiute, la frequenza, l’intensità, ecc.

Nonostante ciò, va comunque ribadito come l’assenteismo e la finta malattia siano cose che possono essere controllate sia da risorse interne all’azienda, sia anche da detective ingaggiati dalle stesse.

Di fatto non conta assolutamente chi scopre un determinato illecito, ma conta soltanto se questo è stato effettivamente compiuto e con che livelli di gravità. Le prove portate da un’agenzia specializzata non possono fare altro che accertare la questione, per consentire a figure competenti di stabilire la giusta punizione da infliggere.