In caso di separazione tra due coniugi e in presenza di determinate condizioni, il giudice può disporre che una delle due parti corrisponda periodicamente un contributo economico in favore dell’ex coniuge economicamente più debole o ai figli.

Questo versamento è detto assegno di mantenimento e serve per rispettare l’impegno di assistenza materiale, ossia il dovere, preso dai coniugi in matrimonio, di partecipare alle necessità familiari (art. 143 del Codice Civile).

 

Quando si può chiedere una rivalutazione o la revoca dell’assegno di mantenimento?

Nel tempo l’assegno di mantenimento può essere soggetto a rivalutazioni o revoca: la richiesta di revisione può essere presentata sia dal coniuge avente diritto sia dall’obbligato, se e quando le condizioni economiche subiscono un cambiamento.

Il mutamento della situazione economica di un coniuge potrebbe riguardare o un incremento o una riduzione del reddito.

In ogni caso, per richiedere una rivalutazione o la revoca dell’assegno di mantenimento, è fondamentale che il cambiamento del reddito sia comprovato.

 

Sentenza di Cassazione N. 5077/21

Con la recente sentenza di Cassazione N. 5077/21, è stato revocato l’assegno di mantenimento a favore della ex moglie in quanto la stessa sosteneva di aver presentato le dimissioni dal posto di lavoro per problemi di salute.

Grazie all’attività investigativa commissionata dall’ex coniuge obbligato a versare l’assegno di mantenimento, sono emersi due importanti aspetti che hanno permesso la revoca del contributo economico.

 

Il lavoro in nero

Innanzitutto, l’ex moglie svolgeva un impiego non regolare, per il quale percepiva un reddito senza dichiararlo. Gli investigatori hanno provato che la donna continuava a prestare servizio presso lo studio commercialista dove aveva presentato le dimissioni.

In generale, però, non è sufficiente documentare che il coniuge lavora irregolarmente per poter ottenere la revoca dell’assegno di mantenimento: per la controparte, il lavoro in nero può essere utilizzato come prova per confermare una situazione di instabilità economica.

 

Le false condizioni di salute precarie

Il secondo e sostanziale aspetto che secondo gli ermellini ha portato alla revoca dell’assegno di mantenimento è riferibile alle condizioni di salute della ex moglie.

La donna affermava di essere impossibilitata a lavorare per il suo stato di salute cagionevole, ma gli investigatori hanno documentato che la signora guidava, camminava e andava in bicicletta: attività che escludevano la sua incapacità a cercare un’occupazione e svolgere un lavoro.

 

Se hai il sospetto che la condizione della controparte sia cambiata nel tempo o non sia conforme a quanto stabilito in sede giudiziale, contattaci.

Attraverso attività investigativa lecita, siamo in grado di fornire prove certe e producibili in giudizio che documentano l’effettiva capacità reddituale dell’ex coniuge per ottenere una revisione o la revoca dell’assegno di mantenimento.